Ero molto piccola e sognavo di vedere la Gioconda. Il mio sogno si è realizzato quando non avevo nemmeno 6 anni.
Ho un ricordo molto particolare di quel giorno: eravamo da soli davanti al quadro. Da quanto ho sentito dire in giro, molte persone, invece, ricordano quel momento come frenetico e caotico. Il nostro segreto è essere arrivati davanti ai cancelli del museo prestissimo, per essere in pole position sui turisti tedeschi con le ciabatte e i calzini (non importa che sia estate o inverno, sono una costante).
Aspettando l’apertura del Louvre, con i miei genitori ho ragionato sulla piramide di Pei: se in Egitto le piramidi erano la cassaforte inespugnabile di preziosissimi tesori, questa è l’accesso trasparente a un mondo straordinario e altrettanto prezioso, aperto a tutti.
Tornando alla Gioconda, ho preferito non immortalare il momento. Credo che la Monnalisa sia già abbastanza conosciuta e mi sono goduta il suo sguardo in spalletta a papà. Subito dopo abbiamo visitato altre aree del museo oltre al corridoio degli italiani. La parte dedicata agli antichi egizi era d’obbligo, considerando quella che era la mia ossessione. Mi ricordo anche che, dopo aver girato un oretta, ero completamente stravolta e pretendevo di andare in giro per i corridoi con un monopattino. Per non dimenticare anche quando mi sono addormentata su una panca dopo aver visto la Nike di Samotracia e Amore e Psiche di Canova.
Per chiudere, vorrei dare un consiglio a tutti coloro che si apprestano a visitare un museo così grande e così ricco: andare mirati. E per mirati, intendo scegliere un numero limitato di opere e non vagare a caso.