Vi siete mai chiesti come possa vedere un museo un bambino? Non solo loro, ma anche dei ragazzini o adolescenti?
Penso che molte persone si dimentichino spesso di questa parte della società quando si parla di cultura. Non è giusto che i più piccoli non possano far parte dello spettro artistico, solo perché considerati degli “infanti”. Ogni persona sviluppa interessi e questi devono essere coltivati. Nei limiti della legge. Ovviamente.
Finito questo preambolo, arriviamo al succo della questione. Era il 2016, avevo 11, eravamo al MoMa. Per la prima volta mi trovavo davanti a un museo che teneva a cuore questa causa.
Il primo punto a favore è il cortile al piano terreno. Trovo ottimale avere uno spazio aperto per potersi svagare, penso ai più piccoli. E poi, la presenza di una fontana… Tutto perfetto, puoi persino spingerci un marmocchio urlante dentro e farlo passare per un incidente!
Mi dicono dalla regia di non divagare. Punto due: dei mini-giochi che rendevano le sale interattive. All’entrata di ogni piano c’erano dei fogli di carta colorata con dei suggerimenti o veri e propri puzzle per riuscire a scovare la “sottotrama” o il filone alternativo per ammirare le opere.
Punto tre e anche la pop star della situazione. Una stanza con tutto quello che serviva per far uscire il proprio Io artistico. C’erano due postazioni, una per poter esporre la prioria opera all’interno del museo, la seconda per portarla a casa. Avevo fatto entrambe le attività, ero in quello che a Genova chiamiamo “invexendo” (pronuncia: invesjendo)e non sono riuscita a concludere praticamente niente.
Mi ricordo di aver paragonato il mio lavoro alla rumenta (spazzatura). Potevo sempre spacciarlo per arte contemporanea.
Grazie Francesca, sono felice di averti trasmesso le mie emozioni 🙃🙃
Lucy sei una Grande! e basta..🤗💕
Grazie grazie grazie 🥰🥰🥰
Sempre più orgogliosa della “mia” Lucy❣🤩
Tolga le virgolette!
La ringrazio prof, come sempre mi rivolge parole dolcissime. Mi mancano tanto le sue lezioni e spero davvero tanto di poterla rivedere presto 😘😘