Le sue opere fanno girare la testa. Non solo nel senso più letterale del concetto, ma anche per dire che sicuramente sono state per me una grande forma di ispirazione.
Sapete che non riesco a stare con le mani in mano, disegnare è uno dei miei tanti passatemi e passioni. Credeteci o no, non è un problema mio comunque, vedendo questa grande evoluzione dell’artista nel corso degli anni, ho capito di volerci provare anche io. Non solo iniziando a sperimentare, magari, a fare qualche litografia (mamma e papà vi ho avvertiti).
Ho anche capito di dover sperimentare di più. Pensando agli incastri che lui riesce a fare con le figure, rendendo artistico un concetto matematico che, mia personalissima opinione, non si discosta molto dal pensiero rinascimentale di Piero della Francesca.
Lo giuro, questo pensiero non è caduto dal cielo. Come ben sappiamo Piero, lo chiamò così perché è mio amico, cerca di rappresentare sempre un’ambiente geometrico e ben collegato alla sua concezione di perfezione, inventando qua e là il modo di sistemare la luce. Facendo così ha dato inizio a quella che è l’arte del Rinascimento.
Insieme a Escher, invece, percepisco come il suo rapporto con la matematica, la sua prospettica inventata, l’uso della luce come se fosse un cartone animato e l’attenzione che rivolge ai dettagli , non siano altro che una rielaborazione di Piero.
L’arte come la storia, la moda, quello che volete, è ciclica. È circolare. Tutto in qualche modo torna. Il nostro obbiettivo dovrebbe essere cercare di non dimenticare mai questo concetto. Perché in realtà, come diceva qualcuno qualche anno prima di me (il filosofo greco Anassagora), tutto è in tutto.
Hai proprio ragione, Lucy! Guarda fin dove ci porta, per mano, Escher!
Grazie, Francesca, mi fa piacere vedere che anche a te Escher susciti queste emozioni.